Il cacciucco
l'emblema della cucina livornese
CACCIUCCO, SAPORE DI LIVORNO
A cura di Aldo Santini
E' proprio così, nel Cacciucco trovate il sapore di Livorno, il suo carattere di città rissosa e popolaresca, sanguigna, aizzata dal libeccio, tutta spifferi ed esplosioni di voci. Un sapore forte e insieme variegato, con tante assonanze e tanti aromi per quanti sono i pesci che contribuiscono a formare il suo sugo.
Senza darsi le arie di sapientoni citando le più o meno improbabili origini del suo nome, il cacciucco ha ormai un significato preciso: sta per miscuglio di elementi eterogenei, groviglio, intrico, viluppo. E Livorno, nata com'è da un miscuglio di popolazione eterogenee, "levantini, ponentini, spagnoli, portoghesi, greci, tedeschi et italiani, ebrei, turchi mori, armeni, persiani ed altri…" (copio le prime righe della Costituzione Livornina di Ferdinando dè Medici) ha nel Cacciucco la sua bandiera perché è lei stessa un Cacciucco di razze.
Cacciucco con cinque "c" mi raccomando, non caciucco come dicono in genere i forestieri. Levategli una "c", al Cacciucco, e avremo una zuppa anemica, povera di colore.
D'altronde, non si può nemmeno pretendere che il Cacciucco di oggi abbia la forza del Cacciucco di ieri l'altro, quando i livornesi erano satanassi nerboruti con il cazzotto proibito e lo stomaco di ferro, quando per prepararlo ci volevano dodici se non tredici qualità di pesce. Oggi che siamo tutti delicatini con problemi di colesterolo e di soprappeso, è sufficiente mettere nella pentola seppie nostrali e polpi di scoglio, palombo fresco e una gallinella, un pesce cappone, uno scorfano. Sono questi ultimi che garantiscono un sugo resuscitamorti, soavemente intenso. Gallinella, cappone e scorfano rimarranno nella pentola, mentre sopra le fette di pane agliato e abbrustolito vi serviranno le seppie morbide ed i pezzetti di polpo che si sciolgono in bocca, masticandoli piano. E le polpe a coste del palombo.
Assaporate, non distraetevi. Avrete anche il balletto (è di moda) dei gamberi, gamberetti, scampi, vongole e datteri. Si sa, in epoca di consumismo l'occhio vuole la sua parte.
E nel bicchiere? Il Cacciucco va accompagnato da robuste sorsate di vino rosso, un Chianti giovane. I livornesi d'antan non dicevano sorsate ma gozzate. Anche il linguaggio s'ingentilisce, ed è un bene. Comunque niente vino bianco, sarebbe una bestemmia.
Dopo il Cacciucco un bel ponce alla livornese. Serve per digerire e, soprattutto, per restare nell'ambiente, quello di Livorno, appunto.
Una città che può piacere o non piacere ma che tra i suoi innumerevoli difetti ne ha uno da non disprezzare: è spietatamente sincera. I Livornesi veraci non si nascondono mai dietro la maschera dell'ipocrisia, hanno (quasi sempre) l'immediata franchezza del loro Cacciucco e del loro ponce.